Lo scorso 8 febbraio presso la sede del Partito Radicale si è svolto un importante convegno dal titolo:“Chi ha paura dei termovalorizzatori?”.
L’Unione Europea no di certo! Stanziati 63 milioni di Euro per chiudere il ciclo dei rifiuti attraverso la costruzione di nuovi impianti.
Resoconto del convegno a cura Patrizia Indiano.
La sede del Partito Radicale ha ospitato oggi un convegno dal titolo “Chi ha paura dei termovalorizzatori?”
Il Segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco, ha introdotto il tema dell’emergenza rifiuti che si configura come un problema internazionale.
Nel nostro territorio, la sindaca Raggi, mossa da scelte ideologiche, non ha saputo risolvere ma, anzi, ha trasformato in problema anche di carattere sanitario.
Primo Mastrantoni, Segretario dell’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, già Assessore all’Ambiente della Regione Lazio è intervenuto.
Nelle capitali europee come Berlino, Parigi, Londra, Vienna inceneriscono il 50-60% dei rifiuti e vanno in discarica una quota esigua che oscilla tra l’8% e lo 0%.
Spicca il disallineamento di Roma che incenerisce solo il 16% dei rifiuti e manda in discarica una quota superiore al 50%.
In particolare nella Regione Lazio, a fronte di una produzione di rifiuti di 4,9 milioni di tonnellate/anno, è attivo il solo termovalorizzatore sito a San Vittore, nella provincia di Frosinone.
A valle della chiusura, per cause diverse, degli impianti di Malagrotta e Colleferro e della mancata ultimazione di altre strutture esistenti sul territorio.
Paola Muraro, già Assessore alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Roma, è intervenuta dando il suo contributo tecnico.
La situazione romana è molto grave: la sproporzione tra la quantità di produzione di rifiuti e il mancato smaltimento in loco genera nefaste conseguenze.
A tal proposito ha citato i quatto punti cardine indicati dalla Direzione Investigativa Antimafia:
1. la filiera lunga provoca in Italia un movimento annuo di 200.000 TIR che trasportano rifiuti dal Centro-Sud verso il Nord, in particolare verso il Veneto (dove gli impianti a biometano si alimentano con i nostri rifiuti) e il Friuli, e verso altri Paesi europei.
Il termovalorizzatore di Copenaghen, peraltro di progettazione e costruzione italiana, ricava doppi profitti per ricevere i rifiuti e per venderne il prodotto di risulta, ovvero l’energia.
I viaggi dei TIR, che trasportano i rifiuti urbani al sito di compostaggio e, da questo, caricano i rifuti speciali sono fuori controllo.
Pertanto oltre a provocare un ingente danno economico e di inquinamento da trasporto, costituiscono storicamente un’attività retaggio della malavita che, dalla gestione dei rifiuti produce un fatturato di 28 miliardi di Euro/anno, a fronte dei proventi da vendita di droga stimati in 12 miliardi Euro/anno.
2. l’impiantistica: mancano gli impianti perchè per la politica l’impianto non porta consenso elettorale. Spesso progetti di impianti autorizzati sono caduti nel nulla in previsione di tornate elettorali.
3. le gare: alcune vanno deserte… perchè?.
Fino ad un passato recente erano strutturate al massimo ribasso, con inevitabili conseguenze deleterie; attualmente sono state riviste ma ci sono difficoltà nell’aggiudicazione.
4. la discarica alimenta l’attività delle ecomafie in quanto facilmente gestibile, al contrario, degli inceneritori e termovalorizzatori che hanno necessità di competenze più complesse.
Questi quattro punti tracciati dalla D.I.A. sono da seguire pedissequamente se si intende affrontare il problema dello smaltimento dei rifiuti.
A Roma era stato predisposto un progetto di compostaggio direttamente nelle aziende agricole ma non ha incontrato consensi.
Nessuno vuole un impianto tale nelle vicinanze, menchemai di “digestione anaerobica”, a causa della produzione di biogas e l’organico deve tornare a fare sostanza organica.
I rifiuti di Roma attualmente vengono collocati in 80 impianti in giro per l’Italia: bisogna cambiare rotta.
Per affrontare l’emergenza romana si dovrebbe attivare l’impiantistica esistente dentro la provincia di Roma, la magistratura dovrebbe accelerare i procedimenti in corso, i comitati cittadini dovrebbero chiedere trasparenza e velocità all’Amministrazione.
Fondamentale avviare un processo di formazione nelle scuole e parallelamente, sostenere gli imprenditori “puliti” che fanno gli impianti e devono scontrarsi con realtà di contrasto terribili e vengono sottoposti a controlli continui.
La sfida è arrivare ad ottenere un prodotto da vendere, da mettere sul mercato, l’impiantistica faccia un prodotto di qualità, faccia biometano e i termovalorizzatori devono essere mesi in funzione.
E’ intervenuto quindi Donato Robilotta, già Assessore alla Regione Lazio dicendo:” la politica ha alimentato il pregiudizio dell’opinione pubblica contro i termovalorizzatori.
Una serie di sfortunate scelte e accadimenti hanno concorso a provocare l’attuale situazione romana. Malagrotta è stata chiusa senza individuare un’alternativa.
Le vicende giudiziarie personali che coinvolsero il Governatore Marrazzo, ed altre, hanno contribuito a segnare una battuta d’arresto nel cammino di progetti che, in modo trasversale alle varie forze politiche, erano stati elaborati per provvedere adeguatamente allo smaltimento dei rifiuti a Roma e nel Lazio.
Ad oggi si è fermi e resta il triste primato della regione Lazio per numero di TIR circolanti al giorno”.
Guido Bertolaso, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ex Direttore del Dipartimento della Protezione Civile, ha portato l’esperienza vissuta nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania, conclusasi undici anni fa.
Ha segnalato che sarebbe stato più pertinente intitolare il convegno odierno “Chi ha paura di decidere?”.
La criminalità e il malaffare nel Centro-Sud vivono grazie ai rifiuti, da Viterbo a Trapani, l’emergenza, quindi, non è solo ambientale.
“Quando fui nominato Commissario dal Governo Berlusconi, mi fu conferito un ruolo politico, oltre che tecnico, perchè sono convinto che serve la politica per risolvere il problema.
Chiesi l’esercito e, dopo pochi giorni di insediamento del Governo, uno dei primi provvedimenti firmati dal Presidente Berlusconi fu proprio il D.L. 90 del 23 Maggio 2008.
Cercai di spiegare alla popolazione di Acerra le ragioni per costruire un termovalorizzatore e lo realizzammo, lavorando senza sosta, giorno, notte e festivi; quel decreto legge è durato solo un anno e il 30 Marzo 2009 l’impianto era finito.
Le emissioni sono continuamente e costantemente monitorate e la produzione di sostanze potenzialmente nocive è estremamente al di sotto della media consentita dall’Europa”.
A Copenaghen ci sono sedici termovalorizzatori perchè aspettano i nostri rifiuti che per i danesi sono un proficuo business. L’impianto di riferimento per noi deve essere quello attivo a Bolzano.
Se vogliamo che la problematica si risolva, serve agire d’Autorità, con i soldati, con il coraggio di decidere.
Il cittadino spesso non è informato sulla varietà degli aspetti che concorrono a rendere molto complesso il problema della gestione dello smaltimento dei rifiuti.
Il compito della politica dovrebbe essere l’elaborazione di un piano di informazione e formazione che concorrerebbe a scardinare pregiudizi spesso privi di fondamento.
Bisogna costruire una coscienza civica diffusa e dare avvio ad un circolo virtuoso di collaborazione fattiva tra popolazione e Amministrazione per il raggiungimento di un obiettivo comune, in luogo dell’usuale scontro tra parti avverse.